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La vaniglia: retroscena dell’aroma più diffuso nel mondo

A chi non piace la nota dolce e voluttuosa della vaniglia? È proprio lei l’aroma più diffuso e più usato nel mondo, dai dolci alla cosmetica, il campo d’impiego della vaniglia è vastissimo. Tanto diffusa quanto cara, la vaniglia si trova al secondo posto dopo lo zafferano per costo. Solo l’1% della vaniglia in commercio deriva dalle sue piante: la stragrande maggioranza è vanillina, aroma artificiale prodotto sinteticamente in laboratorio.

 

vaniglia chef in camicia

 

Le origini della vaniglia e il mancato successo europeo

Ricavata dal baccello nero di un’ orchidea vacilla planifolia, è originaria del Messico. Gli aztechi la usavano per aromatizzare la xocoātl, la bevanda a base di cacao. Dopo la colonizzazione spagnola la vaniglia giunge in Europa, dove, senza grandi risultati, si prova a coltivarla: i fiori della pianta di vaniglia non davano frutti perché mancava l’ape Melipona, impollinatrice originaria dell’America Latina, e il clima ideale dell’orchidea non era di certo quello temperato dell’Europa ma caldo e umido. Nel 1841 un certo Edmond Albius, un lavoratore schiavo di soli 12 anni, tentò di impollinare a mano ogni singolo fiore dell’orchidea. Nonostante i tentativi la coltivazione della vaniglia rimane legata a Paesi come Madagascar, Indonesia, Cina e Messico.

 

Il costo sociale della vaniglia

Bisogna tener conto del fatto che la produzione della vaniglia richiede un lavoro massacrante: affinché una pianta di orchidea raggiunga la sua piena floridezza impiega 3 o 4 anni, la pianta fiorisce una volta all’anno per circa 24 ore. La manodopera delle piantagioni di vaniglia ha pochissimo tempo per impollinare a mano tutti i fiori e da ciò dipende tutta la raccolta dell’anno. Purtroppo questi passaggi non possono essere meccanizzati. Spesso per ingrandire le fila della manodopera si sfrutta anche il lavoro minorile. Tutto questo è lavoro e guadagno per gli operai delle piantagioni di vaniglia ma è lavoro sottopagato, tant’è che il salario non basta per le prime necessità. La dolcezza della vaniglia che arriva dritta nelle nostre dispense e profuma le nostre cucine ha un prezzo sociale: i lavoratori delle piantagioni ricevono solo una microscopica percentuale del guadagno enorme che ne ricavano invece esportatori e venditori. Inoltre ci sono altre problematiche di contorno alla produzione della vaniglia, per esempio le bande di ladri che puntano ai baccelli per rivenderli a nero agli esportatori (spesso gli agricoltori dormono armati nelle piantagioni per difendere il futuro raccolto)oppure la questione dei cambiamenti climatici che sta mettendo a dura prova la resistenza delle piantagioni di vaniglia che rischiano via via di diventare sempre più rare.

 

vaniglia chef in camicia will media

 

Una scelta consapevole e solidale

Le scelte del consumatore possono fare la differenza: scegliere vaniglia proveniente da produzioni equo-solidali che combattono qualsiasi forma di sfruttamento del prodotto e dei lavoratori, oppure, più semplicemente scegliere di acquistare vanillina, il sapore e l’aroma sono gli stessi e sebbene la sua origine “sintetica” possa impressionare qualcuno, non ha nessuna controindicazione per la nostra salute e nessun costo per la società.

 

 

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