Tra i vari rincari che hanno caratterizzato l’ultimo periodo, per gli amanti della buona cucina uno dei più evidenti e sentiti è sicuramente il forte aumento del costo del cibo nei supermercati e, di conseguenza, spesso anche nei ristoranti.
Dietro all’inflazione sui prezzi del cibo ci sono vari motivi, di natura sia economica che politica. In questo articolo cerchiamo di riassumerli in modo semplice.
Perché l’inflazione colpisce soprattutto i prezzi del cibo
In generale, l’inflazione tende a colpire maggiormente i beni che sono essenziali ed irrinunciabili per le persone, fra cui proprio quelli alimentari.
La legge della domanda e dell’offerta che dovrebbe regolare il prezzo e la quantità venduta di un certo bene, facendo sì che il mercato si autoregoli, non si applica ai beni necessari (come il cibo) allo stesso modo degli altri. Infatti, all’aumento del prezzo di un cibo non si ha necessariamente una diminuzione della sua domanda da parte dei consumatori, e per questo motivo i produttori non sono indotti a diminuirne nuovamente il prezzo per riequilibrare il mercato.
Infatti, essendo il cibo un bene necessario, a differenza di come accade per altri tipi di beni, la quantità in cui lo acquistiamo non dipende sempre e solo dal suo prezzo, bensì dal fatto che è essenziale per la nostra sopravvivenza. Ciò è particolarmente vero per alcuni prodotti che sono alla base della dieta di molti italiani, come ad esempio la pasta o il latte.
Per questo motivo in tempi di crisi di solito le famiglie tendono a tagliare in maniera significativa altre tipologie di spese accessorie, come quelle relative al divertimento o i pasti fuori casa, continuando ad acquistare circa la stessa quantità di cibo al supermercato.
Questo, in sintesi, è uno dei fattori che fa sì che il prezzo dei beni alimentari non si autoregoli naturalmente in seguito a un aumento spropositato dell’inflazione.
L’impatto della situazione politica internazionale
Ovviamente, l’invasione russa in Ucraina ha avuto un impatto enorme sui prezzi dei beni in tutta Europa nell’ultimo anno.
Infatti, da quando la guerra in Ucraina è iniziata a inizio febbraio 2022, in soli pochi mesi si è arrivati a un’inflazione di circa l’8%.
In particolare, vi è stato un forte aumento del costo dell’energia – di cui ci saremmo accorti tutti nelle più recenti bollette – che ha influenzato anche la produzione agricola, già messa in ginocchio nell’ultimo periodo da siccità, nubifragi e anomalie climatiche. Anche i costi delle importazioni alimentari sono schizzati alle stelle, contribuendo all’aumento dell’inflazione sui beni alimentari.
Russia e Ucraina prima della guerra erano inoltre fra i principali esportatori di cereali, semi oleosi usati per produrre vari tipi di olio, e fertilizzanti, prodotti che sono alla base dell’industria agroalimentare. Gli analisti sono al momento preoccupati che la recente produzione di riso, cereali e semi oleosi non possa soddisfare la richiesta globale di questi prodotti per l’intero 2023, essendo la situazione politica ed economica ancora critica.
Pronostici per il 2023
Le incognite per il 2023 sono ancora tante relativamente a prezzi e disponibilità dei diversi beni alimentari. Sicuramente, la situazione continuerà a non essere delle migliori, e ciò che è certo è che tanti italiani hanno già iniziato a prestare maggiore attenzione a dove e come fanno la spesa, massimizzando il risparmio e riducendo gli sprechi il più possibile.