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Caffè in capsule: tutto quello che c’è da sapere

Siete dei nostalgici e vi piace sentire il rumore gorgogliante di una tradizionale moka o amate sentirvi al bar anche a casa e prediligete il caffè in capsule, più veloce da preparare e dal sapore più deciso e cremoso? Aldilà delle preferenze di ognuno, il caffè in capsule è diventato una preziosa risorsa in una vita dai ritmi sempre più frenetici, perché permette di preparare il caffè in tempi molto più rapidi. Ma quanto ne sappiamo delle capsule di caffè? Chi le ha inventate? E cosa contengono realmente? Inoltriamoci nella lettura di questo articolo per scoprirne di più.

Capsule del caffè: come nascono? Un po’ di storia

Sembra sia da attribuire a Éric Favre, ingegnere svizzero specializzato in aerodinamica, l’invenzione delle capsule da caffè. Il tutto ebbe inizio nel 1975 per una scommessa che Éric fece con sua moglie Anna-Maria. All’epoca, Éric Favre aveva appena iniziato a lavorare alla Nestlé nel reparto confezionamento, e in risposta alla moglie che lo canzonava sul fatto che gli svizzeri non sapessero fare un buon caffè, decise di girare con lei l’Italia in cerca dell’espresso migliore. I due approdarono al celebre caffè Sant’Eustachio, a Roma, e qui Éric scoprì la formula magica per un caffè perfetto: il getto d’acqua bollente pompato a scatti (e non di continuo), capace di ossigenare meglio la bevanda e, quindi, di farle sprigionare gli aromi. Tornato in Svizzera, inventò così una capsula chiusa che, oltre a contenere la miscela di caffè, racchiudeva anche l’aria. Questa scoperta non venne subito accolta dalla Nestlé e il successo arrivò solo dieci anni dopo, nel 1986, quando a Éric Favre venne dato il via libera per fondare l’azienda Nespresso, filiale di Nestlé. Da quel momento, dopo diverse vicissitudini, iniziò una lenta ma progressiva diffusione delle capsule di caffè su larga scala. 

Cialde e capsule: differenze

Sebbene tanti le confondano, cialde e capsule hanno caratteristiche diverse. Una prima differenza riguarda la forma e il materiale. Le capsule, infatti, sono porzioni monodose di caffè racchiuse in piccoli contenitori cilindrici, per la gran parte di plastica o di alluminio. Le cialde, invece, di forma tonda e piatta, sono contenitori di carta-filtro. 

Un’altra differenza riguarda il loro diverso impatto ecologico. Le cialde, essendo costituite da carta porosa e caffè, possono essere riciclate nell’umido. Le capsule, invece, sono più difficili da riciclare e vanno a pesare sull’indifferenziato, rappresentando quindi una maggiore fonte di inquinamento.

Sia le cialde sia le capsule sono formati monodose, ma la quantità di caffè contenuta al loro interno è differente: le prime contengono tra i 7 e i 7,5 grammi di caffè, mentre le seconde tra i 5 e i 6 grammi. Oltre a questo, c’è anche il fattore economico da tenere in considerazione: le cialde, infatti, costano molto meno rispetto alle capsule, pertanto il prezzo pende a favore delle prime.

In termini di gusto, invece, tra cialde e capsule non ci sono grandi differenze, se non quelle dettate da preferenze personali. 

Che effetti hanno le capsule di caffè sulla salute?

Alcuni studi hanno rilevato che le capsule di caffè contengono sostanze potenzialmente cancerogene. Fra queste va menzionato il furano, una sostanza che il caffè, così come altri alimenti, sprigionano in virtù di una cottura ad alte temperature. Per quanto riguarda il caffè, ciò avviene durante la fase di tostatura. Come mai la presenza di questa sostanza desta maggiore preoccupazione in relazione al caffè in capsule? Perché il furano è una sostanza volatile, che si disperde a contatto con l’aria, quindi il fatto che il caffè sia racchiuso in capsule sembra comprometterne la dispersione. Inoltre, alcune ricerche hanno confermato che ci sono maggiori quantità di furano nel caffè in capsule, ma il fatto che la bevanda, prima di essere consumata, venga mescolata nella tazzina permetterebbe a buona parte di questa sostanza di disperdersi. In ultimo, l’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (IARC) ha dichiarato che il furano è, sì, una sostanza potenzialmente dannosa per l’uomo, ma non per le quantità di caffè che mediamente se ne consuma, e pertanto non rappresenta un rischio concreto per la nostra salute.

Generata dalla stessa causa, e cioè da alte temperature di lavorazione, è un’altra sostanza contenuta nel caffè (così come in altri alimenti): l’acrilammide. Anche in questo caso, la IARC ha legato questa sostanza all’insorgenza di potenziali malattie, scongiurando però un rischio reale di pericolosità se si consuma la giusta dose di caffè (circa 4 espressi al giorno al massimo). In sintesi, ciò che può fare la differenza è la quantità: un consumo regolare ed equilibrato di caffè non comporta grandi fattori di rischio.

L’impatto ambientale delle capsule del caffè

Le capsule, come abbiamo visto, sono realizzate per lo più in plastica o in alluminio, per proteggere meglio il caffè dall’umidità e dal calore. Il problema del loro smaltimento, quindi, resta un nodo aperto, poiché i materiali delle capsule sono difficili da riciclare e hanno un forte impatto da un punto di vista ambientale. Le capsule vengono trattate dai diversi comuni italiani come rifiuto indifferenziato, ovvero come materiale che non può essere riutilizzato o recuperato. Per questo, in tempi relativamente recenti, hanno fatto il loro ingresso sul mercato le capsule compostabili, fatte di materiale biodegradabile, più facile da smaltire e meno offensivo per l’ambiente. 

Come smaltire correttamente le capsule di caffè

Esistono delle piccole abitudini che possono fare la differenza e, come sempre, la responsabilità sta nelle mani del consumatore. Per smaltire le capsule nel modo corretto è necessario separare tutti i componenti e dividerli negli appositi contenitori della raccolta differenziata. Generalmente, le capsule sono composte da un involucro in plastica e da una linguetta in alluminio. Staccate quindi quest’ultima e buttatela nella raccolta indifferenziata o, in alternativa, tenetene un po’ da parte e poi consegnatele presso i punti di raccolta che collaborano con il Cial (Consorzio Nazionale Imballaggi Alluminio). Infine, dopo aver smaltito il fondo di caffè nell’umido, sciacquate bene l’involucro in plastica sotto l’acqua (per eliminare tutti i residui di caffè) e gettatelo nell’apposito contenitore.

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