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Il cibo che porta fortuna a Capodanno

Siamo alle porte di un nuovo anno, e ciò che ci auguriamo sempre è che sia migliore di quello precedente. Per partire con il piede giusto e attirare fortuna, cominciamo dalla tavola: cosa

bisognerebbe mangiare durante il cenone del 31 dicembre per inaugurare un nuovo anno all’insegna della buona sorte? Vediamo alcuni fra i cibi portafortuna che non possono mancare nel menù di Capodanno.

Lenticchie

Tra i cibi portafortuna per eccellenza, da inserire immancabilmente nel menù della cena di San Silvestro, spiccano le lenticchie, considerate di buon auspicio per il nuovo anno in quanto simbolo di prosperità e abbondanza. Secondo alcune leggende, già in epoca romana questo legume simboleggiava future possibilità di ricchezza; per augurarsi un avvenire di prosperità, infatti, nell’antica Roma si usava regalare un borsello di cuoio pieno di lenticchie crude, con la speranza che un giorno potessero trasformarsi in “pecunia”, ovvero in soldi. È proprio la loro forma, tonda e leggermente appiattita, a richiamare quella delle monetine d’oro, così come il ticchettio delle lenticchie crude rovesciate sul piatto ricorda quello di un sacchetto pieno di monete. Più lenticchie mangerete, più soldi arriveranno, perché ognuna corrisponde a un centesimo. Preparatene quindi una porzione generosa, da servire come contorno e per affondarvi il cucchiaio allo scoccare della mezzanotte.

Carne di maiale

Tradizionalmente, le lenticchie vengono servite durante il cenone di Capodanno per accompagnare il cotechino o lo zampone (mentre nel Sud Italia, invece, si predilige un menù a base di pesce). Il maiale, essendo una carne molto grassa e nutriente, è anch’essa emblema di abbondanza e ricchezza (ecco perché i salvadanai hanno spesso la forma di un maialino!), pertanto è di buon auspicio mangiarla allo scoccare della mezzanotte del 31 dicembre per augurarsi un futuro di buone finanze. Ma da dove arriva questa tradizione? Il maiale è da sempre simbolo di abbondanza e sazietà poiché, come insegna la tradizione contadina, “del maiale non si butta via niente”. È inoltre emblema del progresso, in quanto è un animale che va in cerca di cibo con il naso proteso in avanti, con lo sguardo simbolicamente rivolto al futuro. La tradizione di mangiare la carne di maiale a Capodanno non è solo nostra, ma è stata accolta anche in Spagna, in Portogallo, in Austria e a Cuba.

Ricetta di cotechino e lenticchie: https://chefincamicia.com/ricetta/cotechino-e-lenticchie/

Riso

Non è un caso che sia tradizione lanciare il riso ai novelli sposi in segno di buon augurio. Questo alimento, infatti, è considerato un vero e proprio portafortuna, e pertanto non può mancare nemmeno sulla tavola durante il cenone di Capodanno. Il riso è sinonimo di ricchezza e fertilità, perché i suoi chicchi si gonfiano e crescono durante la cottura. Perché allora non preparare un ottimo risotto, per chiudere l’anno in bellezza? Se invece quest’ultimo non dovesse sposarsi bene con il vostro menù, spargete sulla tavola qualche chicco di riso crudo: attirerete lo stesso la buona sorte!

Ricetta di riso, zafferano e panettone: https://chefincamicia.com/ricetta/riso-zafferano-e-panettone/

Frutta e frutta secca

Per quanto riguarda la frutta, un irrinunciabile portafortuna che non può mancare a Capodanno è la melagrana. Fin dall’antichità considerata un simbolo di fertilità e ricchezza, è diventata una tradizione comune quella di portarla sulla tavola in occasione del cenone di San Silvestro, per augurare buona sorte, prosperità e lunga vita. Potete mettere il frutto al centro del tavolo come semplice decorazione (la sua sola presenza sarà di buon auspicio) oppure utilizzarlo per preparare un risotto o, perché no, per guarnire un gustoso crostino da antipasto. (https://chefincamicia.com/ricetta/melanzane-melograno/

L’abitudine di mangiare l’uva a Capodanno, invece, l’abbiamo importata dalla Spagna, dove è tradizione che tutti mangino 12 chicchi d’uva seguendo il ritmo dei dodici rintocchi della mezzanotte del 31 dicembre, per attirare fortuna nei 12 mesi a venire. L’uva è sinonimo di guadagni e ricchezza, ed è proprio da qui che nasce l’antico detto: “Chi mangia uva a capodanno conta quattrini tutto l’anno”.

La tradizione italiana vuole inoltre che a Capodanno si mangi la frutta secca, considerata un formidabile portafortuna. In Francia è di buon augurio mangiarne 13 tipi diversi, mentre in Italia ne bastano sette varietà: noci, mandorle, nocciole, arachidi, uvetta, fichi e datteri. Non dimenticatevi di conservare il nocciolo del primo dattero che mangerete: vi porterà fortuna per l’inizio del nuovo anno. 

Dolci portafortuna di Capodanno 

In Italia esistono diversi dolci portafortuna da servire durante il cenone di Capodanno.

Sono molto diffusi i pani dolci di Natale, declinati secondo le differenti tradizioni culinarie regionali (dal classico panettone milanese al pandolce ligure fino al panforte senese), che contengono per lo più mandorle, uva sultanina e frutta secca o candita, tradizionalmente considerati ingredienti portafortuna.

Un altro dolce popolare delle feste, che in quasi tutta l’Italia centro meridionale non può mancare sulla tavola per il cenone di Capodanno, è rappresentato dagli struffoli: palline di pasta fritta immerse nel miele, impilate l’una sull’altra e decorate con piccoli confetti colorati. Questo dolce, di origine campana, simboleggia le monete, e quindi ricchezza. Serviteli dentro una cornucopia: più grande è, più denaro otterrete!

Ricetta struffoli: https://chefincamicia.com/ricetta/struffoli/

Bollicine per il brindisi

Che cenone di Capodanno sarebbe senza il consueto brindisi per festeggiare l’inizio del nuovo anno? Che si tratti di Champagne o di spumante, l’importante è che abbia le bollicine, che richiamano la forma delle monetine e pertanto sono di buon augurio. Inoltre, la bottiglia deve fare il botto, perché il suo rumore si dice che allontani la mala sorte. La tradizione prevede inoltre di intingere un dito nello spumante e di passarlo dietro al proprio orecchio o a quello del vicino, per augurare un anno di fortuna e prosperità.

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