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Il Natale dei nostri nonni, tra famiglia e tradizioni

Il Natale, da sempre una festa che riscalda i nostri cuori, è un’occasione per stare in famiglia, con gli amici e i propri cari.

Le strade piene di lucine, l’Albero con tante decorazioni e le folli corse ai negozi, fisici oppure online, per accaparrarsi gli ultimi regali: questo è il Natale “tipo” a cui siamo abituati da ormai diversi anni, molto diverso da quella dei nostri nonni, più umile e semplice. Questa festività, infatti, era vissuta con uno maggiore spirito religioso che piano piano si sta perdendo nel tempo e con le nuove generazioni.

Ma com’era il Natale per i nostri cari vecchini?

L’atmosfera natalizia era speciale, alberi ricoperti di neve che bagnava i calzoncini dei bambini intenti a giocare nei cortili. Magico era il momento in cui si decorava tutti insieme l’albero di Natale. Le decorazioni erano candele, arance, e mandarini, al posto delle moderne decorazioni, e caramelle e disegni venivano appesi con il filo che la mamma utilizzava per cucire. I fiocchi da appendere all’albero si realizzavano con della carta colorata.


Tipicamente nel periodo che precedeva il Natale i ragazzi si riunivano nei cortili, con le famiglie ad intonare canti natalizi popolari che narravano la nascita di Gesù bambino. Ciascuno si distingueva con delle proprie particolarità legate alla tradizione regionale

Ieri come oggi anche in cucina si notavano queste particolarità delle tradizioni e nella società contadina la preparazione del cibo si legava all’idea di autoconsumo.  In occasione del Natale venivano mangiati prodotti speciali messi da parte durante l’anno: dalle salsicce ai cotechini e salumi, dai fichi essiccati all’uva passa ma anche arachidi, mandarini, torrone.

Alla Vigilia si preparava il brodo per il giorno seguente, in cui si cuocevano i cappelletti in Romagna e i ravioli in Lombardia, e dal quale sarebbe uscito il secondo piatto di mezza Italia, ovvero il bollito, chiamato anche cappone lesso o arrosto e la sera si assaggiava il panettone home-made precedentemente preparato.

Mentre i giovani respiravano l’aria natalizia, le mamme recuperavano materiali per dare forma alle bambole di pezza e i papà intagliavano piccoli giocattoli di legno. Ai più piccini i genitori riservavano la sorpresa di Gesù bambino che, passando dopo la mezzanotte nelle case, lasciava doni come dolci, caramelle, cioccolatini, frutta secca e qualche pezzo di carbone ai bambini cattivi. Si attendeva la mezzanotte in famiglia prima di mangiare qualche specialità, che talvolta veniva preparata con gli animali allevati nei cortili di casa pronte da consumarsi l’indomani dopo la Messa di Natale.

Tradizionalmente la Messa veniva celebrata delle 10 del mattino e tutta la famiglia era presente, sfoggiando i miglior abiti (spesso rammendati), ad ascoltare il sermone del parroco per trascorre quel giorno in serenità con i propri cari.

Tornate dalla Messa, le donne ultimavano di cucinare il pranzo di Natale, aiutate dalle fanciulle, mentre gli uomini erano impegnati a caricar la legna nella stufa e nel il camino, portare il fiasco di vino conservato in cantina per la circostanza e organizzare la tavolata con panche e sedie. A mezzogiorno tutti pendevano posto a quella tavolata speciale e, dopo una preghiera di ringraziamento, si dava il via al mangiare a crepapancia. Quel giorno si metteva a tavola solo il meglio dopo un intero anno di lavoro e fatica: un giorno tanto atteso in cui si potesse uscire dalla routine di tutti i giorni e trascorrere dei dolci momenti in famiglia.  

In quelle case, inebriate dai profumi del pranzo natalizio, un angolo veniva dedicato al presepio che veniva costruito per ricordare la nascita di Gesù in una stalla, situata al centro dell’ambiente, in cui Maria e Giuseppe erano affiancati dal bue e l’asino che riscaldavano il piccolo appena nato. 

Il paesaggio, arricchito da muschio e rami di ginepro e gelso, veniva ricoperto di statuine realizzate in cartapesta, in legno, spesso ereditate dai padri e dai nonni e da casette e pascoli con pecore e pastori. 

Il pomeriggio di Natale, dopo aver pranzato, mentre i grandi discutevano, giocavano a carte, i giovani scorrazzavano per il paese in attesa della cena e della tombolata, mentre i piccoli giocavano in casa o in cortile con una palla, una corda, a bandierina, a lippa e altri giochi di quel tempo. Un Natale semplice, ma bello. 

A sera mentre grandi e piccoli si recavano nelle stanze per coricarsi, il ricordo di quella giornata veniva conservato gelosamente e con gioia. 

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