Grazie al sapore delicato e alla sua straordinaria versatilità, il pangasio sta guadagnando sempre più popolarità. Originario dell’Asia sudorientale, dove è già largamente apprezzato, questo pesce sta rapidamente conquistando i consumatori all’interno di diversi mercati. La crescente domanda ha comportato un aumento degli allevamenti in acquacoltura, complice anche l’estrema adattabilità all’ambiente circostante del pangasio.
Dato che la diffusione di allevamenti intensivi è un tema da gestire con attenzione, visto l’impatto che si può generare su ambiente e popolazioni locali, nel 2010 è stato istituito l’ASC (Aquaculture Stewardship Council), organismo internazionale che si occupa di controllare gli allevamenti in acquacoltura, assicurandosi che rispettino rigidi standard qualitativi per ottenere la certificazione, garantendo la sostenibilità della filiera e, soprattutto, un prodotto di alta qualità per i consumatori.
Il livello di sicurezza del pangasio allevato ASC è, dunque, elevato. Ma a cosa fanno riferimento questi standard? E come funziona l’acquacoltura? Scopriamolo nei paragrafi successivi
Pangasio: l’allevamento in acquacoltura
Sebbene esistano quasi 30 specie diverse, l’allevamento del pangasio è dominato principalmente dal Pangasianodon hypophthalmus. Questo pesce vive generalmente in acque dolci o leggermente salmastre.
Biologicamente, il pangasio è un onnivoro di fondo e, raramente, predatore. La sua dieta è composta principalmente da materiale organico, invertebrati e microrganismi che formano il benthos. Sebbene occasionalmente consumi piccoli pesci, ciò non è sinonimo di predazione.
L’allevamento in acquacoltura del pangasio si concentra principalmente nelle regioni asiatiche sudorientali. Questa distribuzione geografica è dovuta al fatto che la riproduzione naturale del pangasio dipende prettamente da specifici stimoli ambientali presenti in queste zone. Inoltre, per natura, è un pesce da branco, in grado di tollerare alte densità di esemplari in ambienti ristretti.
Tali caratteristiche hanno tuttavia portato alla diffusione di allevamenti intensivi.
Naturalmente, quindi, diviene fondamentale l’etica come base di un allevamento corretto: al fine di provvedere al benessere animale, con stagni creati ad hoc per il numero di esemplari e impianti di aerazione sufficienti, nel pieno rispetto per l’ambiente e dei suoi lavoratori, oggi l’acquacoltura è un processo attentamente controllato e nello specifico, e gli allevamenti ASC sono soggetti a controlli costanti e rigidi.
L’etica sopra citata si traduce in primis in un impatto ambientale quanto più ridotto possibile: per questo motivo, di norma gli allevamenti sono situati in prossimità di grandi bacini idrici o lungo i fiumi. Qui vengono ricreate vasche o stagni, solitamente dai 2-3 metri di profondità, costituenti un ambiente controllato ove il pangasio può crescere in modo ottimale. Spesso, si installano specifici sistemi di aerazione in modo da fornire adeguati livelli di ossigeno nell’acqua.
Questa, infatti, dovrà essere mantenuta pulita e con parametri, come pH e temperatura, stabili e a livelli costanti. A tal proposito, alcuni siti di produzione optano per un impianto di filtrazione dell’acqua a flusso continuo, che assicura una circolazione costante e il sostentamento delle condizioni ottimali.
Il pangasio ha un tasso di crescita rapido. Una volta raggiunte le dimensioni desiderate, ossia in circa 6-8 mesi, i pesci vengono raccolti. Di nuovo, tale fase del processo è, ovviamente, disciplinata da specifici standard che riducono lo stress dell’animale, garantendo la qualità del prodotto finale.
Pangasio: la certificazione ASC e i suoi standard
Gli allevamenti certificati ASC devono rispettare standard ambientali e sociali rigorosi. Creata nel 2010, questa organizzazione no-profit si impegna a garantire al consumatore prodotti ittici sicuri e affidabili, poiché derivanti da pratiche di acquacoltura responsabili.
Riconosciuti a livello globale, tali standard riguardano:
· Sostenibilità ambientale: gestione responsabile delle risorse idriche, minimizzando l’impatto ambientale. Ciò comprende l’eliminazione dell’uso di antibiotici e di sostanze chimiche nocive, il controllo di rifiuti ed emissioni prodotte, nonché la tutela della biodiversità locale. Qualora, difatti, sfugga dall’allevamento, il pangasio può competere con gli altri pesci selvatici e avere effetti negativi sugli ecosistemi;
· Benessere degli animali: rispetto delle esigenze fisiologiche e comportamentali del pangasio, riducendone lo stress e gestendo ogni vasca con pratiche di igiene adeguate;
· Responsabilità sociale: ogni allevamento ASC rispetta i diritti dei dipendenti, offrendo condizioni di lavoro sicure con salari equi, orari di lavoro consoni e, ovviamente, divieto assoluto di sfruttamento e lavoro minorile;
· Tracciabilità e trasparenza: il pangasio è tracciato lungo tutta la filiera produttiva, dall’allevatore al consumatore.
Inoltre, al fine di ottenere gli attestati ASC si deve essere sottoposti a controlli valutativi da parte di professionisti competenti e indipendenti. Dopo una prima fase di verifica delle condizioni di allevamento, si avrà un monitoraggio continuo dello stesso, al fine di ottenere un valido rapporto di conformità. Solo così, infatti, si potrà avere la certezza di un prodotto ittico di qualità, sicuro per la salute, ma anche etico e sostenibile per l’ambiente e le comunità locali.